Montevergine Barocca

Montevergine Barocca

(di Domenico D. De Falco)

*Montevergine barocca : manifestazioni artistiche nella Congregazione Verginiana tra Seicento e Settecento / a cura di Riccardo Guariglia e Emanuele Mollica. – Montevergine : Edizioni PP. Benedettini, 2010. – 288 p. : in gran parte ill. ; 30 cm. ((Catalogo della mostra allestita nel Museo abbaziale di Montevergine.

Imponente anche questo nuovo catalogo della Congregazione Verginiana di Montevergine, Montevergine barocca , relativo alla mostra omonima inaugurata l’11 luglio e visitabile fino a tutto ottobre del 2010 nello splendido scenario del Santuario Mariano di Montevergine; e di grande formato (30 cm), con un ricchissimo apparato iconografico di enorme suggestione, soprattutto nella sezione de La Pittura. Anche in quest’occasione, padre Riccardo Guariglia, instancabile animatore dell’attività religiosa e culturale della Congregazione dei monaci dall’abito bianco, è riuscito, avvalendosi della collaborazione del dr. Emanuele Mollica, giovane studioso, responsabile del Museo abbaziale di Montevergine, ad allestire una mostra di una bellezza mozzafiato e un catalogo che in ogni pagina rende merito agli oggetti esposti e alle energie profuse dai curatori in tutte le fasi del duro lavoro.
Il catalogo, pubblicato per i tipi delle Edizioni Padri Benedettini di Montevergine, si compone di quattro sezioni: La Pittura, curata da Emanuele Mollica; Le sculture (Giuseppe De Luca e Mafalda De Risi); Gli Argenti (Riccardo Guariglia), I paramenti (Barbara Santoro). Fanno da premessa la Presentazione di Umberto Beda Paluzzi, abate ordinario di Montevergine e di Fabio De Chirico, Soprintendente per i Beni Storici, Artistici, Etnoantropologici delle province di Salerno e Avellino; inoltre, i saggi, come sempre articolati e complessi (che citiamo come compaiono nel catalogo), di Emanuele Mollica (La pittura a Montevergine nella Congregazione Verginiana tra Seicento e Settecento), di Giuseppe De Luca (L’arredo liturgico e l’arte del marmo commesso a Montevergine nella Napoli del ‘600), di Mafalda De Risi (La basilica seicentesca e la scultura barocca a Montevergine), di Riccardo Guariglia (Gli argenti antichi dell’abbazia di Montevergine), di Barbara Santoro (I manufatti tessili dell’abbazia di Montevergine nel XVII e XVIII secolo), di Andrea Cardin, direttore della Biblioteca Statale di Montevergine (Le platee dell’Archivio di Montevergine).
Tra i dipinti abbiamo quasi l’obbligo di citare su tutti, anche su Guido Reni, Luca Giordano e Francesco Solimena, ma parché hanno avuto un rapporto stretto con Montevergine: la Madonna in gloria con San Guglielmo e Santi e Il “ciclo” di San Guglielmo di Domenico Antonio Vaccaro, che è stato l’architetto del palazzo abbaziale di Loreto di Mercogliano; il San Giuseppe e San Benedetto consegna la Regola a San Guglielmo di Paolo De Majo, il cui dipinto dell’Assunzione in cielo della Santa Casa di Loreto si trova sull’altare della piccolla cappella situata al primo piano del palazzo di Loreto.
Nella Sezione de Le sculture citiamo invece il busto di San Gennaro, delle cui spoglie, custodite a Montevergine, fu vivamente reclamata la restituzione dalla città di Napoli; i monaci di Montevergine, sebbene a malincuore e dopo non poche resistenze, dovettero infine cedere a questa richiesta. Inoltre le due statue di San Guglielmo, una in legno (XVIII secolo, di bottega campana) e l’altra in marmo di Carrara del XVII secolo.
Nella Sezione de Gli Argenti croci, calici, corone, reliquarii fanno da preludio ad un altro busto di San Gennaro, in rame argentato e bronzo, del XVIII secolo. Notevoli sono un versatoio e un bacile del 1750, in argento, che recano una elegante versione dello stemma della Congregazione Verginiana.
Chiude il catalogo la sezione dedicata ai Paramenti, in cui compaiono pianete, stole, mitrie dai colori delicati e allo stesso tempo decisi, con motivi floreali. Di particolare bellezza un ombrello da processione, risalente presumibilmente al XVIII secolo, in taffetas ricamato, del diametro di cm 110.
Non si parlerà mai abbastanza, infine, della raccolta delle platee di Montevergine, sia per la bellezza artistica che esse incarnano in quanto tavole acquarellate di grandi dimensioni, sia per il valore di testimonianza storica relativa ai possedimenti della Congregazione Verginiana di Montevergine. Sono esse oggetto del saggio Le platee dell’Archivio di Montevergine di padre Andrea Cardin, direttore della Biblioteca Statale di Montevergine (dove si conservano, nel piccolo archivio annesso, le platee e tutti i documenti d’archivio), il quale chiude significativamente il suo saggio affermando che «… le platee si presentano ad una molteplicità di interessi non solo storico-ecclesiastico ma anche urbanistico, architettonico, economico, pittorico, agricolo-rurale, ecc., e meritano di essere approfondite ulteriormente».